La nascita di tutte le arti e di tutte le scienze ha sempre a che vedere con una necessità dell’uomo, cioè con un bisogno particolare a cui ciascuna di esse rende risposta. Dalla fisica alla matematica, dalla meccanica alla scultura, dall’astrologia alla medicina, e cosi via, vediamo come tutte agiscono in un campo specifico (e ogni tanto più specializzato) cercando di mettere a disposizione d’ognuno gli strumenti, le conoscenze oppure le indicazioni per fronteggiare con più agevolezza e facilità i problemi. Cosi pure nel caso delle scienze cosiddette dello spirito. Ne possiamo essere convinti, perché ogni scienza non fa altro che corrispondere a una vera e propria necessità dell’uomo nelle diverse dimensioni della sua natura, sia ciò nel rapporto con se stesso, con gli altri, col mondo, con Dio, ecc. Ma nonostante tutte siano di fatto divergenti non solo nell’oggetto, ma anche nel metodo e pure nelle direttive più pratiche, tutte si intrecciano o trovano il loro punto d’incontro nell’unico soggetto conoscente (oppure conosciuto) e fine del conoscere: cioè l’uomo. Quindi è nella composizione stessa dell’uomo che si può impostare tutto l’edificio del sapere, tutto l’insieme delle arti, delle scienze e dei mestieri.
Allora, qual è il posto che in questo insieme può pretendere la “consulenza filosofica”? È possibile veramente far si che essa diventi anche una disciplina o scienza nel corpo della filosofia ed è questa la sua pretesa? Oppure è probabile che riesca ad avere il carattere di un mestiere o professione in tutto il senso della parola, venendo cosi riconosciuta come tutte le altre professioni? Sono queste domande che ancora oggi non sono state risolte.
Da quando Achenbach nel
Sebbene, sembrerebbe che la Consulenza filosofica strappa il suo campo di azione ad un’altra disciplina come la psicoterapia, a mio parere il più grande problema si presenta nella non uniformità nei criteri con cui se ne parla o pratica dai consulenti filosofici in tutto il mondo. In questo stato è difficile per una disciplina oppure per ciò che pretenda di esserlo trovare uno spazio nell’insieme del sapere e dell’agire su cui poggiare le sue fondamenta. È indispensabile perciò determinare chiaramente innanzitutto quale siano l’oggetto, il metodo e la finalità proprie e nuove di questa disciplina. Altrimenti non ci si può sperare tanto da essa. Quindi resta ancora da fare un grande lavoro se si vuole veramente portare la filosofia il più vicino possibile alla vita delle persone, e farne comprendere cosi la sua natura intrinsecamente comune a tutti gli uomini, e quindi il suo potente e persuasivo raggio d’azione.
Perché infatti, non c’è forse una più evidente e lacerante necessità di quella che ha ogni uomo di avere una luce davanti alle domande sul motivo o fine delle cose e degli avvenimenti, sul senso della vita e del mondo.
Pertanto, il compito di un consulente filosofico non è qualcosa tuttavia che possa essere svolto da uno qualsiasi. Resta la esigenza di competenza e rettitudine, comuni a tutti i mestieri, ma che però in questo caso n’è cosi determinante e indispensabile. Non si tratta quindi di fare il sofista (nel senso negativo del termine), ma come Socrate mettere a disposizione di tutti le proprie capacità in questo campo per fargli dare alla luce i germi di verità che annidano nella loro vita.
Por: Belisario Ciro Montoya
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